LA SCUOLA COME ORGANISMO

Per affrontare un progetto di edilizia scolastica consapevoli della complessità funzionale e spaziale che è necessario saper gestire, sarebbe bene ricordare un po’ di storia.

 

Nell’età contemporanea è aumentata molto l’abitudine ad una informazione per “spot”, va però tenuto presente che in certi casi è necessario uno studio diverso, apparentemente più tradizionale, ma, in realtà, quanto mai attuale e appropriato per dotarsi dell’attrezzatura culturale necessaria per affrontare progetti che devono poter fornire i giusti ambienti in cui promuovere lo sviluppo culturale e psichico di intere generazioni.

Andrebbe considerata su tutte la lettura delle 300 pagine scritte dal Prof. Arch. Ciro Cicconcelli sui manuali di “Architettura Pratica” di Pasquale Carbonara. Poi le norme tecniche del 1975, curate sempre da Ciro Cicconcelli in qualità di direttore del Centro Studi del Ministero della Pubblica Istruzione.

Andrebbero poi studiate le tipologie scolastiche più significative che i programmi sperimentali del Centro Studi consentirono di realizzare.  

Seppur oggi disponiamo di normative tecniche in materia di efficienza energetica, comfort acustico, standard di sicurezza antincendio e strutturale ben più avanzate rispetto agli anni ’70, abbiamo forse un po’ tralasciato il valore “compositivo-funzionale dell’organismo scolastico” verso il quale, quelle norme del ’75, indirizzavano.

In questa sede si vuole offrire un piccolo compendio di informazioni storiche che possono risultare di grande aiuto a chi deve affrontare temi così delicati come quello di costruire gli spazi dell’istruzione e dello sviluppo civico dei bambini e degli studenti di tutte le età.

 

 

EDIFICIO E ORGANISMO

 

 

Se  pensiamo  all'edificio  scuola  per  quanto  rappresenta nei ricordi comuni, non possiamo che riferirci essenzialmente alle due tipologie più diffuse:  il compatto istituto del primo novecento in  zona  centrale  e la  scuola prefabbricata  in periferia. Del primo generalmente si ricordano le notevoli altezze  dei soffitti e delle finestre ed i lunghi corridoi; della seconda  l'aspetto da costruzione industriale e, a volte, la lunga  finestra a nastro delle aule.  Di ognuna ricordiamo il  contesto urbano in  cui era inserita: il  tessuto   ortogonale   e   compiuto   del  quartiere ottocentesco    o   il   senso   di    provvisorietà   dell'area periferica. Pochi e semplici elementi di giudizio    che, nei casi più   fortunati, possono   arricchirsi  con  il  ricordo   di  una complessiva  qualità decorativa  esterna o di  un'aula provvista di qualche attrezzatura da laboratorio.

Se invece la conoscenza o il ricordo si sposta verso scuole "speciali", che per caso abbiamo  avuto  modo  di  visitare,  avvertiamo  la  necessità di descrivere  la  costruzione nel suo insieme  e non solo per qualche aspetto particolare. Prendiamo  ad  esempio  un monastero sugli Appennini, non propriamente  una  scuola, ma  certamente un luogo  di  attività culturale   oltre   che  di   culto  e  vita contemplativa. Nel  ricordo appaiono   subito   la  chiesa  ed il  chiostro, elemento di raccordo con   gli altri ambienti: la sala riunioni, il refettorio, le celle. Poi, l'inserimento  del  monastero  tra  i monti, i porticati interni, gli orti.  E' già un'immagine di complessità organizzativa e compositiva. Non possiamo più  definire il  monastero un  edificio. Per meglio denominare una  costruzione  costituita da  più corpi, nella quale  le attività si  svolgono secondo la  disposizione  più confacente   alla   funzionalità complessiva interna, che trovi nel complesso degli agenti atmosferici esterni e  nell'inserimento  nel  territorio  le  ragioni  della  propria conformazione spaziale e della scelta dei materiali, una corrente del'architettura moderna ha preferito il termine organismo.

 

La differenza   tra edificio ed organismo, più che dal numero delle funzioni  che vi  si  svolgono,  dipende   da come queste si  pongono in  relazione tra  loro  e  con  l'esterno. La chiave  di  lettura della genesi  progettuale, nell’architettura organica, è che il progetto nasce  sempre  "dall'interno  verso  l'esterno", ovvero  dalla    distribuzione   interna  delle  funzioni  e dal complesso delle relazioni che queste   assumono tra loro e con il contesto esterno. Di conseguenza la forma dell'involucro deriva da ciò che  deve  contenere  e  da  quanto  sia  necessario perché si rapporti con l'esterno nel modo  più  idoneo.

 

"La  realtà di un edificio non consiste nelle mura e nel tetto,ma  nello  spazio in cui  si vive"  (Lao Tze). 

 

L'edificio coerente con questa massima diventa organismo. Tutti  i  finti  tempietti  realizzati   nella  passata  stagione post-moderna  non  possono  avere  nulla  in  comune  con quanto vorrebbero rappresentare perchè la loro realtà interna è diversa da quella del tempio.  Se capovolgiamo una barca e la usiamo come tetto, riusciamo anche a  ripararci  dalla  pioggia, ma  il viverci sotto non equivale al navigare in mare.

 

 

 

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